Una qualsiasi riflessione significa in qualche modo applicare un modello, estendere un'osservazione ad un altro ambito, differente da quello iniziale su ci si è fatta esperienza. Questo processo può avvenire in due direzioni: con uno sguardo cogliere il tutto, riconoscere la legge che sovrasta e ritrovarla in ogni dettaglio; è il punto di vista di chi è in alto, è l'occhio di Dio che conosce l'intera creazione in maniera immediata. Il nostro punto di vista è più umile, parte dal basso, parte dall'osservazione dei dettagli e nella loro confusione cerca di scovare un filo conduttore, lo segue, cerca con esso di legare insieme le infinite cose che popolano la realtà. Quel filo si perde, a volte si interrompe o si spezza, solo raramente contribuisce a formare con qualche pezzo un'immagine più complessa. Ma ha un paio di innegabili vantaggi: parte da un dato di realtà, per quanto piccola, meschina ed insignificante essa sia; si avvale poi della semplice vista. Nella foto screpolature sul rivestimento di plastica di un finestrino di un treno regionale, fermo alla stazione Termini. Il tema della nostra ricerca è Roma, cercare di capire cosa vi accade, scrutando irrispettosi attraverso le crepe della sua decadenza, attraverso le pieghe profonde della sua pelle, insinuandoci nel suo passato per cercare di indovinare il nostro futuro; è un modo per prolungare le nostre vite e sconfiggere la morte; è dunque un'illusione.
La macchina fotografica è per me un blocco di schizzi, lo strumento dell'intuito e della spontaneità. [...] Fotografare è trattenere il respiro quando le nostre facoltà convergono per captare la realtà fugace; a questo punto l'immagine catturata diviene una grande gioia fisica e intellettuale. Fotografare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo un evento e il rigoroso assetto delle forme percepite con lo sguardo che esprimono e significano tale evento. È porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. È un modo di vivere. (da Henri Cartier)
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