25 marzo 2011, San Pietro in Montorio, tempietto del Bramante, un misantropo scrive seduto sulle scale...
Mi chiedo imbarazzato se ci sia qualcosa che mi renda felice e mi appaghi completamente. Mi verrebbe da rispondere che si, una cosa c'è: il contatto con la natura ed insieme ad esso un allontanamento dagli uomini. Le loro voci rumorose mi arrivano come grossolane e volgari. Parlano del tempietto del Bramante che si trova alle mie spalle: <<E' bellissimo, hanno fatto bene a farlo all'aperto.>>, ..3 donne, all'accademia spagnola. Ho perso fiducia nel prossimo o forse non ho ancora smesso di averne paura. Mi piacciono quelle figure delicate, dal tono soave della voce, che parlano silenziose e intervallano le brevi conversazioni con delle lunghe pause.
Un suono di tacchi nel marciapiede già mi angoscia; ho notato poi anche la loro paura nell'avvicinarsi a me, il timore di rompere qualcosa di sacro, la piccola agitazione e frenesia di chi ha commesso un piccolo peccato, come di una giovane catechista che ha attraversato la navata centrale senza genuflettersi davanti all'altare. Ed il suono delle campane: <<din, din, din>> tre rintocchi in mezzo alla notte.
Ecco un uomo orgoglioso che dà ordini alla propria moglie ed al figlio, come fossero la sua ciurma, evidentemente contento di appartenere alla categoria degli uomini, piuttosto che a quella delle donne e dei bambini.
Ecco un signore dall'aria istruita e saccente; ma anche elegante, anzi <<elegantissimo>> come lui stesso definisce il tempietto. Ha un certo piacere nel dischiudere i segreti di questo piccolo tesoro alle sue compagne ed è forse questo che lo rende così simpatico.
Nel momento di andar via ho scoperto una scopa nascosta tra gli oleandri, sapientemente mimetizzata, quasi irraggiungibile, piccolo segreto del custode ai piedi del tempio.
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