mercoledì 17 agosto 2011

Parlano le mura di palazzo Cenci (con la voce delle Strolling Stories)

Seguendo un suggerimento sulle pagine del Corriere della Sera di Roma del 15 Agosto, ho prenotato una passeggiata narrante nel ghetto di Roma. Più precisamente un piccolo gruppo teatrale ( Strolling Stories ) porta a passeggio gli spettatori, calandoli nelle atmosfere delle cupe vicende sviluppatesi intorno al conte Francesco Cenci e reinterpretando le Cronache italiane di Stendhal attraverso la narrazione di una delle sue vittime: la sposa Lucrezia Petroni.  La drammatizzazione è essenziale e delicata. Le fa da cornice il monte dei Cenci con i suoi cupi palazzi, che sembrano partecipare con la loro silenziosa e profonda voce alle vicende narrate, aggiungendo un terzo implicito livello alle due linee narrative offerte dalla voce appassionata di Giovanna Conforto (che interpreta il personaggio di Lucrezia e che parla diretta ed immediata alla nostra anima) e da quella chiara di Daniela Corradini (che riporta la vicenda nel suo ambito storiografico, rivolgendosi alla parte razionale di noi) .
Il tutto funziona arrivando a toccare le nostre corde , facendo rivivere per qualche istante le passioni che sono circolate intorno alle vicende narrate e ponendo lo spettatore nella situazione emotiva in cui si trovava tutto il popolo romano davanti al supplizio della giovane Beatrice, in quel Sabato mattina dell' 11 settembre 1599: una situazione carica di pietas ed impotenza, in cui la vicenda umana oltrepassava i limiti imposti dagli irrigidimenti sociali e dal conformismo imperante. Una situazione in cui tutti, vittime, spettatori, carnifici, si sentivano inseriti nella trama di un destino ineluttabile e sovradeterminato. La stessa atmosfera a cui si erano ribellati il conte Francesco e la figlia Beatrice con opposte vie, l’uno usando la violenza come mezzo di rivalsa ad una società ipocrita e conformista, l’altra ribellandosi alla violenza e ripristinando con il proprio sacrificio i valori della morale fondante, ma portandoli ad un livello più alto rispetto al loro punto di partenza, restituendo loro quella nobiltà e quell’umanità che l’amministrazione ecclesiastica dello stato gli avevano tolto. Si comprende allora, la partecipazione corale dell’intera società dell’epoca alla vicenda e l’uniforme richiamo del popolo davanti al patibolo, che diventa luogo di sacrificio.

Ritornando al faceto, lo spettacolo è un ottimo inizio per un continuo di serata al ghetto, magari per immergersi spensierati (o pensierosi) tra le antiche mura, forse coccolati da qualche buon piatto della cucina kosher, o per tornarsene semplicemente a casa con l'illusione di aver aggiunto un prezioso tassello a questo incomprensibile mosaico che è la nostra città.
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1 commento:

  1. Stasera andrò alla serata su Vittoria Accoramboni a Borgo Pio, la sua recensione mi ha incuriosito risolvendo una indecisione verso un andare.
    + a volte hcade :p
    Grazie per la recensione,
    R

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