domenica 27 febbraio 2011

La Repubblica

<<Ma>> chiesi io <<un uomo giusto può danneggiare un altro uomo?>>
<<Indubbiamente!>> rispose lui. <<Chi è malvaggio e ostile si deve ricambiare con il male.>>
<<Ma se si trattano male i cavalli, essi diventano migliori o peggiori?>>
<<Peggiori.>>
<<In rapporto alle qualità dei cani o dei cavalli?>>
<<Dei cavalli.>>
<<E se si maltrattano i cani, essi diventano peggiori in rapporto alle qualità dei cani, non certo dei cavalli.>>
<<Inevitabilmente.>>
<<E non dobbiamo dire, amico mio, che gli uomini, se ricevono del male, diventano peggiori in rapporto alle qualità umane?>>
<<Senza dubbio.>>
<<Ma la giustizia non è una virtù umana?>>
<<Anche questo è certo.>>
<<E dunque, caro mio, gli uomini, se vengono maltrattati, non possono non diventare più ingiusti.>>
<<Forse è così.>>

(Platone, La Repubblica, Libro I) 

lunedì 21 febbraio 2011

Casal Bruciato

 Descrivere questo quartiere non è semplice, perché non si riesce ad afferrare qualcosa che lo caratterizzi nel concreto. Cercherò allora di raccontarlo attraverso la mia storia; la storia di un bambino che vi ha trascorso parte della sua infanzia. Come tutte le storie, anch'essa una storia di amore e sofferenza. La sofferenza come temporanea mancanza di amore. Non soffriremo dunque senza amore? Ma si può pensare di rinunciare a ciò che impreziosisce di più le nostre vite? Per mia nonna, i suoi due nipotini, io e mio fratello A.
    

venerdì 18 febbraio 2011

Formiche

Vorrei bere tè e fumare, solo bere tè e fumare, fino a perdere il mio corpo , rimanere una forma di soli pensieri,  sollevare da loro questo involucro dietro cui vigliacchi si nascondono, finalmente smascherarli. E’ lì dietro che questi schifosi si nutrono della mia anima, non con la possente voracità di Saturno, ma con la lentezza di un branco di formiche che consumano lentamente un animale legato e gettato nella loro tana, legato senza possibilità di muoversi, che sente queste bestiole penetrarlo nelle sue parti più intime, morderlo nelle parti più tenere, prosciugarlo e corroderlo senza versarne una goccia di sangue.
Eccomi, sbranatemi pure ridicoli animali privi di senso e di ragione, cechi merdosi figli di puttana, prodotti di una vita che vuole solo riprodursi e rigenerarsi senza rispetto , senza domande, senza eccezioni. Mangiate i miei occhi, nutritevi delle mie lacrime finché ne potrò produrre. Come siete arrivati ad abitare la superficie di questo mondo che non merita di essere scrutato dai vostri piccoli occhi famelici, non merita di essere percorso da quelle zampette schifose? Quale forza malvagia ha dato la prima scintilla a questa mostruosità, permettendo all’universo di guardare se stesso, ad una mano artigliata di squarciare il suo stesso ventre per scrutarvi dentro? Figli del diavolo. Tornatevene nelle vostre tane, scarnificato fino alle ossa restituitemi indietro la vita, senza il futuro. Restituitemi gli occhi per guardare la lucente bellezza, la bocca per assaporarla, la pelle per toccarla, le orecchie per non restare ancora sorpreso da questo silenzio.

domenica 13 febbraio 2011

Dentro il Tevere

Sono sceso negli inferi della mia città, calandomi in una delle sue crepe, nella sua ferita più evidente, una cicatrice liquida che attraversa il suo volto asciutto. Il Tevere la mattina presto, vissuto vicino alle sue acque. Vista da sotto sembra che Roma viva sulle sue acque, tutto il mondo sembra galleggiare sopra un elemento liquido. Ritroviamo là sotto gli antichi filosofi: Talete, Eraclito. Tutto scorre. Nulla è più lo stesso. Mi sembra impossibile che milioni di persone lassù possano ignorare questa corrente che scorre sotto di loro, che attraversa la città nel suo profondo. Acqua che arriverà a mare, evaporerà in nuvole, diventerà pioggia, attraverso argini e canali nutrirà terre o irrigherà campi che seccheranno al sole, che genereranno umidi frutti. Acqua che disseterà uomini ed animali, si trasformerà in sangue che nutrirà i nostri pensieri. Solo il tempo a dividerci, con la sua mano tesa a impedire il nostro destino di unità.

Corro sulla mia bici accanto alla corrente, per qualche istante la mia vita sembra intrecciarsi alla sua, vorrei abbandonare la pista ciclabile ed andare sull'altra parte del fiume, dove ci sono i pescatori che vengono da lontano, dall'Europa dell'Est. Vorrei sorridergli, salutarli, stringergli la mano. Ma mi rendo conto che sarebbe lo stesso. Sarebbe ancora guardare la vita da dietro un vetro, sarebbe come rimanere su questa pista. Adesso mi sembra di vedere la realtà con gli occhi di questo vecchio fiume: da una parte la vita; dall'altra una lunga lingua di asfalto su cui le persone si muovono come figurine di cartone trascinate da un tapis roulant. Da una parte i pesci primordiali nella profondità del fiume, i gabbiani che sfiorano la sua superficie e pochi uomini, tra cui i pescatori: il Tevere solo a loro sembra appartenere. Il fiume è il nostro profondo abbandonato e dimenticato, la parte del nostro spirito tradito agli ideali della Grande Città.

Lungo il Tevere

Ho visto mille cose questa mattina: il tevere scorrere sotto la mia città, buste di plastica come fiori secchi sulla riva del fiume, bottiglie danzare nei suoi vortici, troni abbandonati da re-straccioni sulle sue sponde; e lui distendersi a valle, sciogliendosi dolcemente al sole di un mattino incerto.


 




sabato 5 febbraio 2011

Guernica a Roma



Oggi sono stato (per la prima volta) al Cimitero degli Inglesi alla piramide di Caio Cestio, ed uscendo da li, poco lontano, mi sono imbattuto in questa enorme installazione "X-Ray Guernica" di English, effettuata per il progetto di Urban Art dal nome "Absolut Wallpaper Roma" (roma-rivisitazione-di-guernica-allex-mattatoio-di-testaccio) . Ho riconosciuto il prezioso ed invisibile filo che stiamo cercando di inseguire, che ci aveva portato lontano facendoci un po' smarrire.

Guernica al Reina Sofia

Ho visto il Guernica al Reina Sofia. Le donne con il figlio morto in braccio erano strazianti. Quelle immagini esprimono la rabbia e la disperazione di un animale ferito mortalmente. Ecco, c'era nel loro dolore una passione disumana, un abbandono completo che le restituiva alla loro natura più arcaica. E poi un video sui campi di concentramento tedeschi, dove i cadaveri dei detenuti ebrei venivano spostati con un caterpillar dentro una fossa comune. Nemmeno nelle raffigurazioni medievali dell'inferno si è riusciti a rappresentare la morte, la disgrazia e la maledizione umana in questo modo.

Inseguiamo quel filo allora..



Spero che non rimaniate delusi nel vedere queste poltrone blu una accanto all'altra; ma non le ho scelte io, sono venute fuori da sole.
Sono emerse dalle poche foto che ho da parte, tirando quel filo che per ora abbiamo deciso di inseguire. Che cosa ne possiamo ricavare? Apparentemente nulla. Ma non avremo potuto dire la stessa cosa di qualsiasi altra immagine avessimo deciso di mettere qui? Forse si. L'unica cosa che per ora si è imposta è la ricerca di una traccia invisibile. Si tratta dello scompartimento di un treno regionale, non più fermo alla stazione termini, ma in viaggio verso sud. Apparentemente ci stiamo allontanando dal nostro tema, ma potrebbe anche non essere così. Questo scompartimento è vuoto, completamente vuoto, ed io sono l'unico passeggero, cosa che mi toglie dall'imbarazzo di fare foto senza ricevere sguardi indagatori. Lo scompartimento vuoto mi riporta per contrapposizione a delle immagini che ho da poco visto in un museo di Madrid, il Reina Sofia; non potevo immaginare che il nostro treno ci conducesse così lontano..


venerdì 4 febbraio 2011

Partiamo da un qualsiasi dettaglio


Una qualsiasi riflessione significa in qualche modo applicare un modello, estendere un'osservazione ad un altro ambito, differente da quello iniziale su ci si è fatta esperienza. Questo processo può avvenire in due direzioni: con uno sguardo cogliere il tutto, riconoscere la legge che sovrasta e ritrovarla in ogni dettaglio; è il punto di vista di chi è in alto, è l'occhio di Dio che conosce l'intera creazione in maniera immediata. Il nostro punto di vista è più umile, parte dal basso, parte dall'osservazione dei dettagli e nella loro confusione cerca di scovare un filo conduttore, lo segue, cerca con esso di legare insieme le infinite cose che popolano la realtà. Quel filo si perde, a volte si interrompe o si spezza, solo raramente contribuisce a formare con qualche pezzo un'immagine più complessa. Ma ha un paio di innegabili vantaggi: parte da un dato di realtà, per quanto piccola, meschina ed insignificante essa sia; si avvale poi della semplice vista. Nella foto screpolature sul rivestimento di plastica di un finestrino di un treno regionale, fermo alla stazione Termini. Il tema della nostra ricerca è Roma, cercare di capire cosa vi accade, scrutando irrispettosi attraverso le crepe della sua decadenza, attraverso le pieghe profonde della sua pelle, insinuandoci nel suo passato per cercare di indovinare il nostro futuro; è un modo per prolungare le nostre vite e sconfiggere la morte; è dunque un'illusione. 

giovedì 3 febbraio 2011

Benvenuti a tutti


Ho aperto questo blog da uno dei mille terrazzi che si affacciano su questa Città, per mostrare il modo in cui io la vedo: insostituibile, meravigliosa, tollerante, vecchia, sporca, decadente, serena come una vecchia puttana. Non ho grandi ambizioni, solo pubblicare qualche foto e da lì partire con qualche riflessione, a cui spero partecipiate anche voi. Buon viaggio.