lunedì 12 marzo 2012

Noli me tangere ossia Gesù e Maria Maddalena al pranzo di Babette


 
Oggi sono rimasto fermo, immobile dinanzi a questa opera ed al mistero che essa racchiude; mistero celato nello sguardo dei suoi  protagonisti, nei loro gesti. Fermo a chiedermi: <<Come è possibile che Gesù abbia formulato simili parole? >>. Il suo sguardo è rassicurante, anche se non completamente sereno. Vi si legge appena un’onda d’inquietudine, un fremito che tradisce forse un qualche rimprovero nei confronti della Maddalena. E queste parole, anche nella forma di un “non mi trattenere”, assomigliano più ad un imperativo che ad un’esortazione, più ad un rimprovero che non ad una preghiera.

Convalescenza

Mi sono affezionato alla mia tosse, alla mia cecità, ai miei occhiali.
E poi ancora mi sono affezionato alla mia cura, alla mia malattia.

E voi a cosa vi siete affezionati? Alle vostre calze sporche, ai vostri pigiami?
Al fondo del tè dentro le teiere, fatto di limoni lessi che hanno ormai dato?

Al silenzio mi sono affezionato, al tempo che passa uguale a se stesso che scende sul tempo di prima,
aggiungendo altro tempo ad un tempo che scorre si accumula e mai straborda dal bordo del tempo.

Alle lattiere bruciate, ai lampioni mai spenti che ammassano la loro luce polverosa su questa città
stanca, come i miei occhi che hanno smesso di guardare.

Roma, 27/02/2012