Questo Albergo assomiglia ai recessi di certi pensieri:
Immenso, grandioso, con degli interni pretestuosi.
Ma lontano dalla vita vera.
Tutto vuole sembrare più grande , anche il tempo ha bisogno di cento pendole per non arrivare in ritardo. E tanti camerieri si affaccendano qui dentro per niente.
Servendo una vita di plastica che solo serve a dormire una notte o due. Ma non di più. Per dormire a lungo serve la vita vera, quella opaca e senza riflessi che si trova semmai in alcuni alberghi del centro.
La cosa che appare più strana è come tutto questo cemento possa reggersi in piedi su basi così molli. Sembra un elefante in equilibrio su una ragnatela. L'offerta week-end il lobby-bar il rapporto qualità-prezzo? Due elefanti ubbriachi sul filo di una ragnatela. Ed il pianista? Una mosca solitaria caduta nella tela, che fa sentire il suo agonizzante ronzio. Ed il ragno non si vede. È nascosto bene. Ma anche questa è vita, come ogni miracolo forse più vita del resto!
Ho aperto questo blog da uno dei tanti terrazzi che si affacciano su questa città, inizialmente per mostrarla attraverso il mio sguardo meravigliato. Mi accorgo invece che, involontariamente, è sempre più il mio sguardo che descrivo, sguardo che ad essa appartiene. Nello scrivere sono diventato permeabile ai suoi occhi e forse di lei la sola cosa che posso svelare, è il suo modo unico di vedere le cose.
lunedì 25 luglio 2011
sabato 23 luglio 2011
Parole...
Sapete perché amo le parole?
Perché descrivono, parlano, raccontano,
traducono i nostri pensieri in delle forme assurde,
in parte li svelano, in parte li rendono inaccessibili.
Amo le parole perché una sola di esse sintetizza mille pensieri
ed altri mille germogliano dallo stesso seme,
in un gioco caleidoscopico di forme mutevoli.
E poi amo le parole perché sono piccole e fragili,
nate in apparenza per vivere pochi istanti,
umili, senza pretese,
vivono del nostro amore,
fragili forme sostenute da esseri tanto più fragili,
per questo poetiche ed eroiche;
si sforzano di descrivere qualcosa senza mai riuscirvi in pieno,
patetiche ed ironiche.
Maggiore è lo sforzo di nettezza tanto più grande il loro imbarazzo.
Perché descrivono, parlano, raccontano,
traducono i nostri pensieri in delle forme assurde,
in parte li svelano, in parte li rendono inaccessibili.
Amo le parole perché una sola di esse sintetizza mille pensieri
ed altri mille germogliano dallo stesso seme,
in un gioco caleidoscopico di forme mutevoli.
E poi amo le parole perché sono piccole e fragili,
nate in apparenza per vivere pochi istanti,
umili, senza pretese,
vivono del nostro amore,
fragili forme sostenute da esseri tanto più fragili,
per questo poetiche ed eroiche;
si sforzano di descrivere qualcosa senza mai riuscirvi in pieno,
patetiche ed ironiche.
Maggiore è lo sforzo di nettezza tanto più grande il loro imbarazzo.
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